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Il Portico - Sezione: MATERIALI LETTERARI

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Albanese, Angela
Metamorfosi del Cunto di Basile
Traduzioni, riscritture, adattamenti, 2012
prefazione di Paolo Cherchi
Il Portico n. 159
pp. 304, ill. bn, ISBN 978-88-8063-740-0    € 28.00

Con Lo Cunto de li Cunti (o Pentamerone), opera barocca di Giambattista Basile pubblicata postuma fra il 1634 e il 1636, ci troviamo di fronte alla prima raccolta di fiabe in Occidente. Da lì proviene per esempio, per la prima volta nell’inedita forma scritta, la fiaba di Cenerentola. Matricida protagonista di un racconto ben diverso da quello a cui ci hanno abituato le riscritture di Perrault e dei Grimm e l’oleografico adattamento cinematografico disneyano, la Cenerentola assassina di Basile scompare per secoli, per riapparire soltanto nella trasposizione teatrale della fiaba di Roberto De Simone, andata in scena per la prima volta nel 1976 al Festival dei Due Mondi di Spoleto. Il Cunto è un testo difficile anche da leggere oltre che da tradurre, scritto com’è nel complicato dialetto letterario napoletano del ’600, pieno di stranezze stilistiche, metafore, proverbi, elenchi iperbolici dall’incontenibile portata ritmica. Un vero e proprio rompicapo e una sfida per i suoi traduttori. Alle metamorfosi di quest’opera attraverso le sue principali traduzioni interlinguistiche e intralinguistiche, le riscritture, i liberi adattamenti, le riduzioni per l’infanzia e le trasposizioni intersemiotiche è dedicato questo studio, il primo nel suo genere, nato dall’interesse a cogliere la dimensione progettuale e pragmatica di ciascuna riscrittura e a verificare, attraverso un dialogo serrato con i testi, i modi differenti in cui ogni riscrittura ha saputo risignificare l’originale basiliano, dandogli spessore ed energia, scandagliandone le aperture. Il viaggio nelle traduzioni, riscritture e adattamenti del Cunto affrontato nel volume non solo ricostruisce un capitolo importante della storia della ricezione di quest’opera, ma diventa anche occasione per un’articolata riflessione teorica sul tradurre come esperienza di continua rimessa in vita del testo di partenza, come evento dinamico capace di aprire l’opera ogni volta a nuovi circuiti ermeneutici garantendone per tale via il movimento e la durata nel tempo.