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Per tutti, a Ravenna, “la Bottega” era solo la bottega artigiana di cornici e di antiquariato di via Baccarini, prima che nel dicembre 1965, Giuseppe Maestri e la moglie Angela Tienghi facessero diventare realtà un’idea luminosa di Alberto Martini: la nascita di una “Galleria d’Arte”... Fu da subito un punto di riferimento per l’ambiente artistico locale ma anche, e soprattutto, luogo d’accoglienza di importanti esperienze in atto nel campo delle arti visive in Italia.
Elisabetta Marchetti, Tra spazio, luoghi ed oggetti: una introduzione - Donatella Biagi Maino, Riflessioni sui musei d’arte sacra - cristiana, ebraica, musulmana - come soggetti per l’integrazione multiculturale in dimensione storica e attuale - Carlo Pioppi, Liberalismo ottocentesco e secolarizzazione di spazio e territorio nella percezione cattolica: uno studio sui testi dei concili provinciali - Gian Luca Tusini, Finzione e verità: spazi equivoci e luoghi decorativi - Laura Rizzà, Dionne Brand e i Luoghi del non ritorno - Katia Buratti, Bartolomeo Maria Dal Monte nella Marca d’Ancona: fonti, luoghi e scenografie della missione al popolo nel Settecento - Eva Fontana Castelli, L’Oriente a Verona. Racconti di viaggio e doni. Note su di una ricerca in corso - Silvia Evangelisti, Materialità e devozione: monasteri femminili in età moderna - Alison Weber, Espacio conventual postridentino: clausura, disciplina, y caritas en dos comunidades de carmelitas descalzas
Dal comfort e dalla ricca vita sociale di Milano al freddo e alla solitudine di un appartamentino in una località di villeggiatura nel Parco del Delta.
Un passaggio repentino e imprevisto, deciso nella notte del 10 marzo 2020 in seguito all’aggravarsi della ‘tragica novità’ che ci sommerge.
Di colpo le priorità dell’autore, filosofo del design e Partita Iva, diventano altre: continuare a lavorare a distanza e al tempo stesso recuperare legni spiaggiati per alimentare la stufa, procurarsi il cibo senza allontanarsi troppo e nutrire magiche creature che piano piano vengono a ravvivare il suo giardino: il riccio Spinòn, la ghiandaia azzurra, la lepre Aprilia.
Il mare Adriatico lo aiuta, ogni giorno lo sorprende con la sua diversità e di notte lo culla nel silenzio spettrale di centinaia di case con le luci spente.
La pineta lo circonda, la natura lo protegge e i pochi umani fanno capolino nel deserto: madre e figlia dell’unico alimentari aperto, un’elegante e misteriosa vecchia con barboncino, il fiero guardiano di una ricca proprietà e poi saltuariamente i carabinieri, le farmaciste, il meccanico e il metronotte che ormai si ferma a far due chiacchiere perché l’oscurità sembra non aver più fine e la sua è l’unica luce nel raggio di un chilometro.
Ogni notte la rete lo collega al mondo e agli affetti. Un poeta lo guida coi suoi versi potenti, tiene un diario su Facebook, amici e sconosciuti lo seguono con partecipazione. Scrive di attualità e piccole cose, degli animali e della vita nel Delta, pesca nel design e nella memoria, riflette su sua maestà il Destino, che fa di noi quello che vuole.
I contributi di questo sesto volume delle Lupienses sono organizzati in studiata simmetria. Dapprima Elisabetta Benigni e Fabrizio Lelli, una arabista e un semitista, pur evitando le chimere di una diretta e indimostrabile intertestualità inseguono i complessi e nutrienti nessi interdiscorsivi fra l’opera dantesca e le culture del Mediterraneo: Benigni riprende in mano, con nuovi argomenti, la vessata e sempre risorgente querelle dei rapporti del Libro della Scala con la Commedia; Lelli batte la strada, nella dantistica percorsa da qualche pioniere solo negli ultimi decenni, della mistica ebraica medievale, attraverso canali di trasmissione finora trascurati. L’intervento di Donato Pirovano sull’endiadi (in offerta provocatoriamente romantica) di amore e morte nella Vita nuova fa da architrave: in esso, il dantista di lungo corso fonde parte del tesoro esperienziale che ha accumulato preparando un commento al libello giovanile dantesco. Da questo saggio centrale si spartisce il campo alle ultime due relazioni, entrambe centrate sulla semantica di un lemma, di una parola-mondo dentro l’eccedente mondo dantesco: un benemerito degli studi letterari medievistici, quale Luigi Surdich, si concentra sulle vicende della «compassione», sui riflessi prismatici di questa nelle strategie di racconto che da Dante conducono a Boccaccio; Riccardo Viel, filologo romanzo di memore scuola, promuove un’archeologia della «leggiadria» dantesca, tra lirica provenzale e lirica italiana duecentesca, pervenendo a non banali, non prevedibili esiti di accertamento di senso e di ricostruzione culturale.
L’incesto è uno dei più grandi tabù culturali della storia dell’uomo, eppure, o forse proprio per questo, è presente come motivo letterario in tutte le culture e le epoche. Viene descritto come crimine, come qualcosa di indicibile, ma allo stesso tempo sembra che nessuna letteratura possa aver fatto a meno di nominarlo e rappresentarlo.
Ma che cos’è l’incesto? In che modo il contesto culturale e la sua evoluzione hanno influito sulla trattazione di una tematica tanto delicata? Le fonti letterarie danno risposte diversificate e talora contrastanti: accettato, almeno per alcuni aspetti, in una cultura e in un’epoca, appare invece esecrabile per i lettori o gli spettatori di un’altra epoca. Ma è possibile rintracciare degli elementi che rappresentano delle costanti e caratterizzano il motivo letterario dell’incesto in epoche e culture diverse?
Le tradizioni mitologiche, le credenze religiose e lo stretto legame tra unioni incestuose e dinamiche politiche hanno contribuito alla creazione di un topos letterario destinato a perdurare nelle letterature di ogni tempo. Un topos per certi aspetti sempre uguale a sé stesso ma, al contempo, che racchiude al suo interno la possibilità di essere declinato in una grande varietà di modi e di punti di vista.
Il volume è il frutto delle riflessioni degli studiosi che hanno preso parte alla Giornata di Studi I Figli di Eolo. Il motivo mitico e letterario dell’incesto nel passaggio tra culture e epoche diverse, che si è svolta presso l’Università degli Studi dell’Aquila nell’ambito del Dipartimento d’Eccellenza per il progetto «Arti, linguaggi, media: tradurre e transcodificare». Il motivo dell’incesto è dunque al centro di un’analisi comparatistica che si incentra sull’adattamento del tema a culture e a esigenze comunicative differenti.
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L001167
![]() I versi e le regole Esperienze metriche nel Rinascimento italiano, 2020 a cura di Martina Dal Cengio - Nicolò Magnani Memoria del Tempo n. 67 pp. 248, ISBN 978-88-9350-053-1 € 28.00 ![]() tramite Casalini Libri Digital Division Premessa - Andrea Afribo, Metrica e petrarchismo. Qualche considerazione. I versi. Pratiche della versificazione: Simone Albonico, Sulla fortuna delle componenti musicali e canore nella bucolica (a partire da Arcadia IIe) - Stefano Cassini, «Carmina materno facta latina pede»: ricorrenze sperimentali in raccolte poetiche del primo Cinquecento - Martina Dal Cengio, Ancora sulle sestine liriche - Giacomo Comiati, Dalla canzone all’ode: pratiche e forme d’innovazione metrica nelle liriche di Bernardo Tasso - Giovanna Zoccarato, Tra petrarchismo e metrica barbara. Appunti sulla prosodia delle odi di Bernardo Tasso - Andrea Cortesi, Gli sciolti didascalici della Sereide di Alessandro Tesauro: un’analisi metrica. Le regole. Teorie della versificazione: Alessio Cotugno, Gli strumenti della poesia: rimari & Co. Note lessicografiche - Nicolò Magnani, La teoria della composizione del verso nella Poetica di Giangiorgio Trissino - Giada Guassardo, Le canzoni di Agnolo Firenzuola: qualche osservazione su un bembiano sui generis - Vanessa Iacoacci, Claudio Tolomei: una nuova metrica per una Nuova Poesia. L’esempio del Pastor famoso e colmo di gloria di Dionigi Atanagi - Francesco Rustici, Tra «vive ragioni» e «manifestissimi essempi». Il sistema divulgativo del trattato Del modo di comporre in versi nella lingua italiana (Venezia, Sessa, 1558) di Girolamo Ruscelli |
Non c’è dubbio che il Cinquecento rappresenti, dal punto di vista metrico e stilistico, uno dei momenti più sperimentali e al contempo più teoricamente consapevoli della nostra tradizione letteraria. Inquieta deferenza al modello petrarchesco, tensione verso la norma e insofferenza delle regole, riesumazione archeologica dell’antico e costante riflessione sugli strumenti e gli istituti della scrittura in versi si intrecciano in una stagione irripetibile, che i contributi raccolti in questo volume – dovuti in buona parte a giovani ricercatrici e ricercatori – esaminano originalmente da diverse angolazioni.
Vengono così osservati da vicino non solo autori a vario titolo canonici come Sannazzaro, Bembo, Tolomei e Bernardo Tasso, ma anche sperimentatori più vivaci del tipo di Catti, Firenzuola e Tesauro, oltre che un genere per eccellenza oltranzistico come quello della sestina lirica. La luce viene quindi puntata sui grandi nodi teorici, oggetto della seconda sezione del libro, nella quale si discute tra gli altri di Trissino, Ruscelli e Speroni, immergendosi nella selva di programmi, manifesti e trattati che costellano dall’inizio alla fine il lungo secolo delle regole e delle dispute, che fu anche il secolo di alcuni dei nostri massimi capolavori.
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L029050
![]() Bregni, Simone Locus amoenus Nuovi strumenti di analisi della Commedia, 2020 Il Portico n. 186 pp. 248, ISBN 9788893500593 € 28.00 ![]() tramite Casalini Libri Digital Division |
Nel suo articolo Against Intertestuality del 2004, pubblicato in Philosophy & Literature, William Irwin sostiene che l’intertestualità dovrebbe essere «cancellata dal lessico degli umanisti sinceri e intelligenti». Secondo l’autore, invece, applicazioni corrette delle teorie dell’intertestualità possono rivelarsi particolarmente fruttuose, in particolare se applicate alla letteratura premoderna, prodotto di epoche in cui le relazioni tra testi e il processo di trasmissione della cultura erano radicalmente diversi da quella moderna. Un approccio al concetto classico e medievale di imitatio e æmulatio alla luce delle teorie dell’intertestualità può fornire nuovi elementi sulle modalità (intertestuali, interdiscorsive) del processo dantesco di imitatio nella Commedia. Analizzando un particolare topos della tradizione classica che è presente e ricorrente nella Commedia, quello del locus amœnus, l’autore mostra come l’analisi intertestuale faccia luce non solo sulle modalità di trasmissione della tradizione classica attraverso il tardoantico e il Medioevo, ma anche sulla cultura medievale in toto, inquadrandosi perfettamente nella specifica visione del mondo e della vita umana che il Medioevo possedeva. Secondo l’autore, il topos del locus amœnus è impiegato nella Commedia allo scopo di riassumere e condensare, e in ultima analisi alludere a, i valori e l’intera visione del mondo dell’antichità pagana, un referente-chiave alla tradizione classica nel suo insieme.
L’autore propone di usare, al posto del termine «intertestualità», per certi versi datato, ma soprattutto limitato, l’espressione «imitatio intertestuale/interdiscorsiva», che coglie meglio la complessità dell’uso dell’antico strumento retorico nel poema dantesco. Recenti strumenti digitali come Digital Dante (digitaldante.columbia.edu), mostrano il perdurare della rilevanza della ricerca sull’imitatio intertestuale/interdiscorsiva nella Commedia al giorno d’oggi, aprendo nuove prospettive di ricerca.
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L017051
![]() Lazzari, Giorgio Punte Alberete Magia del bosco allagato, 2020 fotografie di Luciano Piazza - Roberto Zaffi Uomo e natura pp. 168, 161 ill. a colori, ISBN 978-88-9350-054-8 € 35.00 ![]() tramite Casalini Libri Digital Division |
La splendida foresta allagata delle Punte Alberete si estende su una superfice di poco meno di 200 ettari, posta a circa 10 km a nord di Ravenna. L'elevato valore paesaggistico e naturalistico del sito e il crescente livello di tutela ambientale lo hanno reso uno degli ambienti più ricchi di biodiversità del territorio padano e non solo. Questa gemma naturalistica ospita popolazioni e presenze floristiche e faunistiche estremamente importanti.
Le fotografie di Luciano Piazza e di Roberto Zaffi offrono al lettore il risultato di anni di frequentazione appassionata del luogo, di cui riescono a condensare la bellezza e la magia.
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L016137
![]() Ammonite Storia di una comunità tra acque e terre, 2020 a cura di Andrea Baravelli Storia pp. 240, ill. col. e bn, ISBN 978-88-9350-048-7 € 20.00 ![]() tramite Casalini Libri Digital Division Andrea Baravelli, Dal particolare il generale, e viceversa. Ammonite, la storia di una comunità tra acqua e terra- Anna Grazia Gulminelli, Paesaggio, cartografia e territorio di Ammonite - Silvia Fanti, Pietro Barberini, Inquadramento del territorio - I due toponimi Lamone e Ammonite - Mauro Mazzotti, Il Lamone a Ravenna e la rotta di Ammonite del 1839- Inserto fotografico a cura di Claudia Foschini e Mauro Mazzotti - Silvia Fanti, La rotta del fiume Lamone ad Ammonite- Andrea Baravelli, Ammonite nel Novecento. Le famiglie delle Ammonite:Paolo Piccinini, 1. 1838: prima della Rotta- 2. 1902: dopo il ritorno del Lamone nel vecchio alveo- Lorenzo Sintini, 3. 1949: soprannomi e patronimici dialettali di famiglie e persone |
Perché dedicarsi alla storia di un pugno di case raccolte attorno a una strada, quella che da Mezzano conduce a Santerno? Per quale motivo occuparsi degli avvenimenti di una comunità, in gran parte dispersa tra campi e acquitrini, tanto esigua nei numeri? A prima vista nessuno. Se però ci soffermiamo a guardare con più attenzione, magari salendo sulle spalle dei giganti della storiografia del passato, allora potremmo scoprire che le ragioni di una simile ricerca esistono. E sono complesse e nobili.
Nel suo piccolo la storia di Ammonite può quindi divenire quel che il minuscolo paesino pirenaico di Montaillou ha significato per Emmanuel Le Roi Ladurie: ovvero un microcosmo in grado di offrirci, forse anche più intensamente rispetto alle grandi ricostruzioni d’insieme, il carattere originario di un luogo, l’intensità dei legami umani che lì si sono sviluppati, l’incidenza di lungo periodo di quell’impasto di terra e di acqua che rappresenta la cifra più autentica dell’ampia zona che si estende a settentrione di un’antica e diroccata capitale imperiale.
Fare la storia di Ammonite significa allora interrogarsi sulla storia di uno spazio geografico unico, separato dagli altri per confini e per tradizioni, per dialetto e mentalità, che è tale non solo perché così definito dall’autorità politica, ma in quanto plasmato da un evento catastrofico: la grande rotta del fiume Lamone del 1839.
Attraverso la storia di Ammonite, luogo simbolo di quell’avvenimento, è dunque possibile ricostruire un mondo intero, fortemente contraddistinto dalla volontà e dal lavoro umano.
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L008065
![]() Letture classensi vol. 48 Dante e le guerre: tra biografia e letteratura, 2020 a cura di Alberto Casadei Letture Classensi n. 48 pp. 200, 32 ill. col., ISBN 978-88-9350-057-9 € 25.00 ![]() tramite Casalini Libri Digital Division Introduzione di Alberto Casadei -Alberto Casadei, Dante, la guerra e la pace nel poema sacro - Diego Quaglioni, Fra teologia e diritto. Pace e guerra giusta nella Monarchia - Alessandro Barbero, Dante a Campaldino, fra vecchi e nuovi fraintendimenti - Martina Mengoni, Dante, Primo Levi, Auschwitz - Paola Scrolavezza, Dall’orrore del reale all’incubo della distopia: gli inferni di Dante in Giappone tra romanzi e manga - Dante: le sue parole e le nostre guerre. Helena Janeczek in dialogo con Alberto Casadei - 697° Annuale della Morte di Dante: Luca Azzetta, Dante alle soglie dell’eterno:visioni bibliche e poesia tra l’Epistola a Cangrande e la Commedia - 698° Annuale della Morte di Dante: Lucia Battaglia Ricci, La Commedia nello specchio delle immagini |
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L029049
![]() Linguaggi, esperienze e tracce sonore sulla scena, 2020 a cura di Angela Albanese - Maria Arpaia Il Portico n. 185 pp. 244, ill. bn, ISBN 978-88-9350-051-7 € 20.00 ![]() tramite Casalini Libri Digital Division Angela Albanese - Maria Arpaia, Introduzione- I. Teatro antico e linguaggi musicali: Eleonora Rocconi, Musica e parola sulla scena teatrale antica: temi e prospettive di ricerca - Maria Arpaia, L’effetto psicagogico del linguaggio musicale nel dramma antico: un’analisi del coro delle Eumenidi- Antonella Fusari, La melica nel dramma: il caso degli inni agli dèi nelle Tesmoforiazuse di Aristofane - Anna Maganuco, Tracce di performance iporchematica nei canti tragici: alcune considerazioni preliminari- Giorgia Bandini, Appunti sulle variazioni ritmiche nei cantica plautini- Alessio Faedda, Alcuni esempi di occorrenze omometriche nel teatro del V secolo a. C.- Sara Troiani, La poesia come «dono della musica»: interrelazioni tra musica greca, traduzione e rappresentazione del dramma antico in Ettore Romagnoli. 2. Musica a teatro: opera e drammi musicali: Fabrizio Della Seta, Cos’è il teatro musicale: alcuni chiarimenti preliminari- Paolo De Matteis, La partitura come copione di regia. Il caso delle Nozze di Figaro- Giovanna Casali, Il librettista e le fonti antiche: alcuni esempi di fortuna del classico nell’opera in musica- Silvia De Min, Piaceri dell’udito e piaceri della vista: uno scritto teorico di Pietro Gonzaga. 3. Tracce, esperienze e linguaggi sonori nel teatro contemporaneo: Angela Albanese, «Sound, mysterious sound, impossible sound». Le Hunchback Variations di Mickle Maher- Laura Pernice, Movimenti sonori: dal rumore bianco al montaggio acustico nel progetto Rooms di Motus- Vincenza Costantino, La stratificazione sonora e musicale come esperienza pedagogica. fedeli d’Amore di Marco Martinelli e Ermanna Montanari- Mauro Petruzziello, Le ‘voci del disturbo’ del Living Theatre - Daniele Vergni, Spazi acustici, sperimentazione vocale e relazione spettacolo/spettatore nel Nuovo Teatro Musicale italiano degli anni Sessanta- Doriana Legge, La dimensione sonora di Fortebraccio Teatro: tra articolazione territoriale e liberazione- Vera Cantoni, Wary of songs in plays: l’uso ‘cauto’ della musica nella drammaturgia di Howard Brenton. 4. Musica rituale a teatro tra Oriente e Occidente: Matteo Casari, Musica rituale a teatro tra Oriente e Occidente. Alcune considerazioni sparse sul sentire e sul vedere - Elisa Ganser, Oltre la scena: la musica indiana tra rito e teatro nel Nâṭyaúâstra e dintorni - Paolo Pacciolla, Suoni in azione. L’universo acustico del Kûtiyâṭṭaṃ contemporaneo |
In quanto evento performativo, il teatro nasce come esperienza multimediale, in cui le diverse componenti verbali, visive, uditive e coreutiche acuiscono la percezione polisensoriale dello spettatore e lo rendono fruitore di una molteplicità di linguaggi che si intrecciano tra loro, contaminando e ampliando campi semantici di diversa natura. In particolare, l’elemento sonoro risulta imprescindibile dall’azione scenica in quanto tale: sia esso presente o del tutto assente, articolato in partiture musicali o declinato in rumori o performance vocali, è in grado di suscitare emozioni e reazioni emotive per via alogica e intuitiva.
Sulla scia di queste suggestioni, si analizzano le relazioni che intercorrono tra la sfera sonora della performance teatrale, intesa come somma organizzata dei messaggi sonori che pervengono all’orecchio dello spettatore, e tutte le altre componenti dell’evento scenico: testo drammaturgico, elementi visuali, spazi e tempi della resa scenica, corporeità dell’attore.
L’indagine è condotta in una prospettiva comparata tra rappresentazioni teatrali tra loro distanti nel tempo e nello spazio: dal teatro classico al melodramma o all’opera lirica, dal teatro moderno a quello contemporaneo, dal teatro occidentale a quello orientale, al fine di rintracciare gli esiti diversi di dinamiche relazionali tra l’elemento sonoro e quello performativo, che mutano nel tempo e si adattano a culture e ad esigenze comunicative differenti.
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L016138
![]() Tassi, Cristina Quarantuno di noi Storia e storie degli ebrei di Cotignola, 2020 prefazione di Guido Ottolenghi Storia pp. 368, ISBN 978-99-9350-056-2 € 20.00 ![]() tramite Casalini Libri Digital Division |
Le vicende che si svolsero a Cotignola (RA), durante l’occupazione nazifascista, quando gli abitanti intrecciarono la storia del loro paese con quelle di tante famiglie di ebrei che qui trovarono un rifugio sicuro, sono da ritenersi affatto straordinarie, poiché tutti furono salvi. Ciononostante, anche se diverse generazioni hanno potuto srotolare la loro memoria intorno a questi eventi, essi sono rimasti patrimonio di pochi, quando, invece, almeno tutti i cotignolesi, e in modo particolare i ragazzi e i giovani, dovrebbero esserne resi partecipi. Perché non ignorino di appartenere a una comunità coraggiosa, che seppe rispondere alle richieste di aiuto di una minoranza follemente perseguitata, grazie a tanti anonimi, che cooperarono “passivamente” e non denunciarono.
Il volume, che attinge a svariate e differenti pubblicazioni miscellanee, raccogliendo lacerti su cui sono state innestate nuove fonti orali e scritte, si apre con una sintesi, che inquadra la storia di Cotignola nella più generale situazione italiana, mettendo in rilievo gli effetti della legislazione razziale e fornendo uno sguardo di insieme su quei mesi, durante i quali si concretizzò l’accoglienza alle famiglie di origine ebraica. Seguono i capitoli monografici sui Giusti cotignolesi, Vittorio Zanzi e Luigi Varoli, il profilo dei quali è fortemente inserito nel contesto in cui vissero e operarono, mentre nella seconda parte, tenendo fede ai nomi riportati sulla stele del Giardino dei Giusti e seguendo l’ordine cronologico di arrivo in paese, conosciamo le persone ospitate, di cui, grazie alle notizie e alle testimonianze, anche precedenti e seguenti il periodo cotignolese, è possibile accompagnare le vicissitudini e il dipanarsi delle loro vite, “rivedere” i volti, condividere le emozioni.
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L010056
![]() Coleridge, Samuel Taylor The Rime of the Ancient Mariner - La ballata del vecchio marinaio tradotta in italiano dal latino e dall'inglese da Giorgio Ghiberti sul testo a fronte del 1834, 2020 Poesia pp. 96, ill. bn, ISBN 978-88-9350-058-6 € 25.00 ![]() tramite Casalini Libri Digital Division |
Questo classico della letteratura inglese appare qui in una nuova traduzione italiana, in endecasillabi rimati, nell’approssimarsi del 250° anniversario della nascita del suo autore. Coleridge era appena ventiseienne quando il poema, nella sua prima redazione, venne incluso nella raccolta a quattro mani, sue e di Wordsworth, pubblicata a Londra nel 1798 col titolo Lyrical Ballads, with a Few Other Poems: l’opera d’avvio del Romanticismo in Inghilterra. La redazione definitiva uscì postuma l’anno stesso della morte del poeta, il 1834, ma bisognerà attendere il 1889 per le prime traduzioni italiane, e il secondo dopoguerra per le versioni ‘d’autore’ di Luzi, Fenoglio, Giudici.
Questa nuova traduzione — senza alcuna pretesa di ‘superare’ in tutto o in parte una soltanto di quelle che l’hanno preceduta — si concentra sui caratteri peculiari del testo originale: memorabilità, esemplarità, attonita contemplazione del mistero, assecondandoli con sintassi, lessico, metro e rima.
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L029048
![]() Trevisani, Cesare La impresa (1569) e selezioni da La impresa (1567) e Rime (1571) con la collaborazione di Eufemia Baldassarre, Darren Kusar, Miriam Muccione, Fara Taddei, Bibiana Tangari, 2019 a cura di Armando Maggi Il Portico n. 184 pp. 216, ill. bn, ISBN 978-88-9350-050-0 € 25.00 ![]() tramite Casalini Libri Digital Division |
La impresa (1569) del giovane autore Cesare Trevisani è uno dei più originali e complessi ‘trattati d’amore’ rinascimentali. La sua unicità risiede prima di tutto nel presentarsi come l’interpretazione di un’ ‘impresa’, termine che indicava un’immagine emblematica che comunicava un desiderio o intenzione privata del suo autore. L’impresa di Trevisani rappresenta quattro animali concatenati simboleggianti quattro forme di amore. La trattatistica sull’amore di stampo neoplatonico e l’emblematica erano due tematiche di grande popolarità nella cultura italiana cinquecentesca. Ma un ulteriore aspetto di novità è la presenza di due versioni profondamente diverse de La impresa. La prima edizione pubblicata nel 1567 è la narrazione di un dialogo privato tra il giovane Trevisani e un suo caro amico che desidera comprendere i sensi nascosti della misteriosa immagine emblematica del Trevisani. In questa versione l’enfasi è su fonti di natura principalmente letteraria, sebbene l’autore già dimostri una conoscenza significativa delle fonti della trattatistica amorosa. La seconda versione, uscita due anni dopo (1569) e significativamente più lunga, è in realtà un’esegesi ed espansione della prima. In questa versione finale Trevisani amplifica notevolmente i riferimenti filosofici e teologici mantenendo la struttura prettamente letteraria del testo, creando in tal modo un unicum in questa fertile tradizione. Semplificando questa complessa tematica, si potrebbe dire che esistevano due tipi di ‘trattati d’amore’. I più frequenti erano testi essenzialmente narrativi spesso in forma di dialogo con una conoscenza superficiale delle fonti filosofiche, soprattutto il complesso De amore di Marsilio Ficino, quasi mai citato sebbene fosse l’origine di questa moda letteraria. Più rari erano densi trattati filosofici, come i Dialoghi d’amore di Leone Ebreo o Gli eroici furori di Giordano Bruno, con una profonda conoscenza delle opere neoplatoniche, ermetiche e teologiche che avevano ispirato il libro di Ficino. Con ‘trattato d’amore’ si suole quindi indicare testi appartenenti a generi fortemente diversi. Con La impresa del 1569 Trevisani tenta di colmare questa separazione, fondendo allusioni letterarie e citazioni dotte dalla teologia cattolica e dal pensiero neoplatonico, che aveva letto nelle traduzioni di Ficino.
Questo volume è stato curato da Armando Maggi, che ha scritto le note al testo, con la collaborazione di un gruppo di dottorandi della University of Chicago.